E siamo sempre lì, fermi e immobili ciascuno nel rettangolino di terra su cui si è stato caritatevolmente adagiato dallo tzunami Grillo il giorno dopo delle elezioni, sperando che succeda qualcosa e che la situazione si sblocchi.
Sul governo la grande corsa sul posto si è consumata: quaranta e passa giorni a parlarsi, vedersi, streamingarsi, e alla fine, com'era prevedibile, niente di fatto.
E allora? Allora, come insegnano le antiche liturgie istituzionali, passiamo ad occuparci d'altro: chissà che così non succeda qualcosa e si sblocchi la madre di tutte le battaglie.
L'altro di cui occuparsi, ovviamente, è l'elezione del Presidente della Repubblica.
Inizia subito l'articolatissima analisi e, insieme alle elucubrazioni del dott. Sottile di turno, la rosa dei candidati (poi, perchè "rosa"? Non sarebbe più opportuno parlare di "margherita"?) si infittisce di petali: Finocchiaro, D'Alema, Prodi, Rodotà, Grillo, Berlusconi, Bersani, Marini, Fò, Bonino ecc. ecc.
Oh my God... e come si fa a mettersi d'accordo in mezzo a tutte queste ipotesi, ognuna sostenuta da sopraffina analisi politica-sociologica?