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lunedì 25 marzo 2013

La direzione del PD ed il paradosso della trasparenza

Il 25 marzo 2013, alle ore 19.00 circa (ovvero poco fa), si è tenuta la Direzione nazionale del Partito Democratico, a poche ore dall'inizio della seconda parte (quella politica) delle consultazioni di Bersani necessarie a portare a termine il mandato "esplorativo" affidatogli dal Presidente Napolitano.
Negli ultimi giorni, Bersani ha incontrato le Parti Sociali, ufficialmente per elaborare e mettere a punto il suo "Programma di Governo", ufficiosamente e nei fatti (visto che non si intravedono modifiche agli "otto punti" varati subito dopo la batosta elettorale) per prendere tempo in attesa di incontrare PDL, Montiani e Grillini.
La partita si era complicata sin da subito e, già nelle prime ore successive all'investitura presidenziale, dentro il partito di Bersani era salita, silenziosa, strisciante, ma pericolosissima una fronda pronta a scavargli la terra sotto i piedi: di fronte all'improbabilità di successo, infatti, i renziani (tramite Delrio) hanno cominciato a spingere per l'alleanza con il PDL e questa cosa non è piaciuta affatto a Bersani che, attraverso il suo fidato portavoce Fassina (sì, signori, i Portavoce mica ce li ha solo Grillo ed il Movimento 5 Stelle...), ha tuonato per l'unità del partito.
Graziano Delrio
Stefano Fassina con Pierluigi Bersani
In mezzo a queste tensioni, e forse per depotenziarle e ri-confermare il mandato del Partito al suo Segretario (ma quante volte bisogna confermarlo 'sto mandato e 'st'appoggio ?!?!), questa sera si è tenuta la Direzione Nazionale che, in ossequio alla trasparenza grillina (anzi, come risposta alle accuse che quotidianamente stillano del Blog del Beppe nazionale) è stata tenuta in religiosa diretta streaming.
Ora, ve lo devo dire: lo streaming è stata una scelta veramente suicida.

domenica 24 marzo 2013

Un'altra settimana


Una settimana di tutto rispetto, piena di avvenimenti che, tuttavia, non riescono a riempire la storia, ma annaspano nella cronaca. O forse no.

venerdì 22 marzo 2013

L'incarico a Bersani e l'importanza della "liturgia della democrazia"

Alla fine, il buon presidente Giorgio ha dato un'incarico per la formazione del Governo. Incarico a Pierluigi Bersani, ovviamente. 
Proclamanti i risultati elettorali, passato il terrore suscitato dallo sconvolgente risultato del Movimento 5 Stelle, superato il primo impasse (l'elezione dei presidenti delle Camere), il Presidente, in due giorni di tour de force, ha completato le necessarie consultazioni, si è preso una mezza giornata di riflessione, e poi, convocato Bersani, ha parlato. 
Il suo discorso è stato molto chiaro. Napolitano, semplificando, dice:

mercoledì 20 marzo 2013

Il MoVimento 5 stelle ed il paradosso del silenzio

Il M5S è nato sull'onda lunga della protesta, auto-designandosi come custode e paladino della democrazia diretta, della partecipazione e della trasparenza. Per tutta la campagna elettorale, non ha fatto altro che andare in streaming, lanciare proclami sui giornali stranieri e rifiutarsi di dialogare con la stampa nazionale. In questo modo, ha utilizzato giornali e Tv in modo strumentale, riuscendo ad avere una copertura mediatica completa, senza tuttavia il "fastidio" di rispondere alle domande.
Ora il M5S è in Parlamento.

Quando alla Felicità si deve dedicare una "giornata internazionale"

L'Assemblea Generale dell'Onu ha deciso che, dal 2013 in poi, il 20 marzo (giorno in cui scrivo questo articolo, come "tributo" personalissimo all'iniziativa) sarebbe stata la "giornata internazionale della felicità".
Lo ha fatto con una dichiarazione solennissima, di quelle che rimangono nella storia:
La felicità e il benessere sono obiettivi universali e devono essere riconosciuti come tali dalla politica pubblica come anche la necessità di un approccio più aperto, equo e bilanciato a una crescita economica che promuova uno sviluppo sostenibile, la cancellazione della povertà e la felicità di tutte le persone.

domenica 17 marzo 2013

Scomunicati

Succede, certe volte. Tu pensi con la tua testa, e il mainstream della cultura dominante ti esilia, ti esclude, ti marchia con una sentenza di scomunica inappellabile. E' successo tante volte nel passato: è successo a Galileo, è successo a Giordano Bruno. Eppure non succedeva da tanto tempo. Soprattutto in politica.
Sì, qualche tempo fa la Chiesa aveva pronunciato una scomunica latae sententiae contro i "comunisti", ma ultimamente è indubitabile che la scomunica con vada più di moda. 
Eppure questo strumento oggi è riesumato, proprio dal leader (fin ora indiscusso) di quel movimento nato all'insegna del cambiamento, della novità, della democrazia diretta: il Movimento 5 Stelle.

mercoledì 13 marzo 2013

Il peggio viene alla fine. Povero Giorgio

Tutti pensavano che, con le Elezioni, il tempo si fosse fermato. Nell'aria rarefatta dello stallo e del dialogo impossibile tra Partito Democratico, PDL e Movimento 5 stelle, negli ultimi giorni sembrava che il tempo si fosse fermato e che tutti, ma proprio tutti, se ne stessero col fiato sospeso, aspettando il prossimo tweet del Beppe nazionale, o la prossima intervista dalemiana, veltroniana o renziana.
Ma ci sono cose che, seppur sospese (più o meno) durante il periodo elettorale, poi devono ricominciare. O comunque, se anche non devono, tuttavia ricominciano.
I processi (anche se qualcuno si stupisce) rientrano in quest'ultima categoria. E così, uno dopo l'altro, vanno a "scadenza" i numerosi procedimenti a carico dell'ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi.
Fin qui, niente di strano. Se non che....

lunedì 11 marzo 2013

Come farsi mettere all'angolo. #BersaniFirmaQui


Diciamolo: stavolta Beppe Grillo ha fatto centro. 
Il Pd lo insegue a partire dal minuto successivo a quello in cui si è avuta contezza del risultato delle elezioni che hanno consegnato al Paese un Parlamento sostanzialmente ingovernabile.
Il buon Bersani si è messo di buzzo buono e, dopo essere apparso parecchio provato e turbato, dopo esser rimasto in silenzio mentre le correnti interne si affannavano a spirare sui giornali (consigliando governissimi con il PDL, oppure accordi basati sulla equa e cencelliana spartizione delle poltre di presidenza di Camera e Senato), alla fine ha deciso come procedere. Eppure gli è andata male.

venerdì 8 marzo 2013

Mario Draghi: ce ne sbattiamo delle elezioni e del governo...

Mario Draghi

Oggi Mario Draghi, dopo il board Mensile della Bce che ha lasciato invariato il tasso di rifinanziamento allo 0,75%, ha fatto, come di rito, la prevista conferenza stampa.
Ovviamente, come governatore, ma soprattutto come italiano, è stato interrogato sulla situazione italiana. Qualcuno si aspettava che si strappasse i capelli?
E invece, eccola la risposta:
Dopo un certo eccitamento iniziale i mercati sono tornati, più o meno, sui livelli ai quali erano prima delle elezioni italiane... Le consultazioni elettorali fanno parte della democrazia, i mercati in questo momento sono meno impressionati dei politici e di voi
Come dire: "Non state ad inventarvi scuse, miei cari connazionali... lo spread, i mercati... vi siete cacciati nei casini e non ne uscirete un'altra volta invocando il rischio Grecia, il rischio default. Avete tutto il tempo di trovare una soluzione. Spaccatevi le corna, sbattete la testa al muro, e trovate il modo di cavarvela. Non ci sono scorciatoie".
A ben guardare, non si tratta affatto di una provocazione. 

giovedì 7 marzo 2013

Grillo e l'ombra della violenza nelle strade


Beppe Grillo rilascia una intervista al Times e tra le altre cose, esplicita la sua visione dell'Italia.
The county is divided in two. Those who voted for [the other parties], they're people who don't want to change things. Because they have high pensions. With the crisis, the prices are low. Maybe they have two houses, and you take away their housing tax. We have 18 million pensioners, 4 million state employees, that's 22 million people. Not all of them, but a big part, don't want change because they're surviving. The state is their employer. But the discussion will change, because soon there won't be public salaries or pensions. No money. The big industry is gone. From computing, mechanical, chemical, there's nothing left in this country. The small and medium enterprises were holding on, but they're closing by the thousands.
Il quadro è chiaro: in fondo, sembrerebbe che lui sia contro i pensionati e gli impiegati pubblici. La sua prospettiva di successo? Portare l'Italia allo sfascio e vincere, anzi, stra-vincere, sulla miseria e la povertà degli italiani. Insomma, il Beppe nazionale sa bene che le grida e le sue proposte avveniristiche trovano il loro terreno di coltivazione tra gli outsider, tra quelli che premono giustamente sui confini di un sistema economico ormai troppo chiuso, quelli che sono rimasti bloccati alla base di una "scala mobile sociale" inceppata da troppo tempo.
La conferma è nella sua stessa analisi della vittoria a mani basse ottenuta in Sicilia:
Why did we become the biggest party in Sicily? Not because of me. Because there's no more money.
Tutto ciò lascia perplessi e preoccupati. Così come atterrisce la profezia di Grillo:
If we fail, [Italy] is headed for violence in the streets.
Un'affermazione a doppia lettura: una possibile minaccia, oppure una rassicurazione circa il ruolo di "controllo sociale" che il Movimento a 5 stelle si propone di avere, incanalando la rabbia per evitare che esploda.

Tra decrescita dolce e decrescita amara


In questi ultimi giorni nel dibattito politico si è introdotto, non troppo furtivamente, un nuovo termine, che porta con sé un certo armamentario concettuale e culturale: la decrescita "dolce", denominata anche come decrescita "felice"


Di questo concetto, pur onorevolmente presente nel contesto internazionale (oltre che in quello nazionale: si veda in Italia il Movimento Decrescita Felice, e Decrescita Felice Social Network), non c'era traccia nel dibattito politico ufficiale italiano.
La situazione è cambiata con l'imposizione elettorale di Beppe Grillo. In verità, anche all'interno del Movimento 5 Stelle, il concetto è stato assorbito in modo confuso (come è accaduto per parecchie contaminazioni culturali operate dai grillini, o meglio, dal loro ideologo Beppe), venendo associato, a seconda dei casi, con l'uscita dalla moneta unica, con il taglio della spesa pubblica, con le tensioni ecologiste, con il "nessuno resti indietro", con un generico attivismo e/o pratagonismo del singolo scevro da meccanismi di mediazione istituzionale (dove "istituzione" finisce per essere spesso assimilata a "mercato").
Ma esattamente di che si tratta?